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FUORI delle RIGHE

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Libertà, comunione, abbondanza Lc 9,11-17

Dal Vangelo secondo Luca

In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste


Ma le folle vennero a saperlo e lo seguirono. Egli le accolse e prese a parlare loro del regno di Dio …

 

Tutto inizia con l'accoglienza [il taglio liturgico impoverisce davvero il testo]. È l'atteggiamento di Gesù che fa spazio in se stesso alle folle... è l'inizio della Comunione... "venite a me voi tutti che siete affaticati ed oppressi ed io vi ristorerò" (Mt11,28)
Il giorno sta terminando e già si anticipa il bisogno di comunione che Luca ci rivelerà più tardi: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino» (Lc 24,29).
Ma la comunione chiede una particolare attenzione al momento che stiamo vivendo, la storia non ci è estranea come non sono estranei gli altri con i loro bisogni. I dodici prendono la parola interrompendo l'azione e la Parola di Gesù per rendere presente la situazione ed il disagio che sta presentandosi

 


Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare».


Gesù sa bene che non è sufficiente una accurata analisi della situazione, un esame socio-politico ... non è sufficiente una denuncia se non c'è un'assunzione di responsabilità. La comunione non si fa con le parole ma con fatti concreti che ci mettono all'opera.
La prima risposta non si fa aspettare si mette a disposizione quello che abbiamo... cinque pani e due pesci. La comunione fa saltare il concetto di mio e di privato: " La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un'anima sola e nessuno considerava sua proprietà quello che gli apparteneva, ma fra loro tutto era comune" (Atti 4,32).
La seconda risposta è ancora più interessate... andiamo noi a comprare: se mettere a disposizione quello che abbiamo non basta mettiamo mano alla borsa, spendiamo del nostro, impegnano le nostre risorse residue. La comunione è totale e totalizzante.

 


«Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa»

Letteralmente "fateli sdraiare a gruppi di circa cinquanta".  La disposizione per la comunione non può che non essere la libertà: lo sdraiarsi è l'atteggiamento dell'uomo libero che consuma il pasto – i servi stanno seduti. Non c'è comunione senza libertà e non ci può essere libertà senza comunione e questo la dice lunga su tanti "portatori di libertà" e sventolatori di bandiere. Un po’ ci si maschera dietro la filantropia o gli “aiuti umanitari”, ma la comunione è altra cosa: richiede un cammino lungo e paziente, la volontà di accoglienza per oltrepassare i limiti della diffidenza


recitò su di essi la benedizione

 

L'atteggiamento di Gesù ed il racconto di Luca, la successione dei verbi usati, rende evidente il richiamo all'Eucarestia, allo spezzare il pane che è segno massimo della comunione e della presenza del Cristo in mezzo a noi. E la comunione non può che non essere servizio, lo stesso servizio di Cristo che si è fatto pane spezzato. Il Signore dà il pane ed i pesci ai discepoli e questi lo danno alla folla. Qui sembra chiudersi il cerchio della comunione: il pane offerto dai discepoli nelle mani del Cristo diventa segno del suo dono, i discepoli lo ricevono di nuovo per portare a compimento la loro offerta, quel pane diventa segno del servizio dei discepoli alle folle.
Ci sono dodici ceste di pezzi avanzati, il loro valore simbolico supera quello reale.
Quelle ceste ci raccontano la sovrabbondanza dell'amore di Dio. Quelle ceste ci raccontano la ricchezza della comunione. Date e vi sarà dato: una misura buona, pigiata, colma e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi in cambio” (Lc 6,38).
Quelle ceste contengono il nostro impegno di comunione, la capacità di farsi dono, la libertà della fede, dei figli di Dio...  contengono il segno prezioso che supera il tempo e lo spazio e ci fanno riconoscere il Cristo presente in mezzo a noi, qui, oggi.